Lunghezza

23km

Ascesa

460m

Discesa

460m

Quota Massima

320m

Percorrenza

6h

Difficoltà

Facile

Percorribilità

Piedi

Itinerario


1

Laveno

2

Eremo di Santa Caterina

3

Arolo

4

Laghetasc

5

Capo Fornaci

6

Ispra


Fondo


Asfalto


Sterrato


Sentiero

Partiamo dall’imbarcadero di Laveno, teniamo il lago sulla destra e percorriamo l’area verde sul lungolago. Iniziamo subito a salire verso la Residenza per anziani Menotti Bassani, proseguendo poi verso la frazione di Chiso.
Attraversiamo una zona residenziale, poi imbocchiamo il primo tratto sterrato della tappa, che si inoltra in bosco in cui si mescolano in modo inaspettato due essenze: castagno e palma. Sono in qualche modo simbolo delle due anime di questo percorso: una montana e prealpina, l’altra rivierasca.
Raggiungiamo le prime case di Cerro, dove incontriamo il MIDeC (Museo Internazionale Design Ceramico).

Al termine del lungolago alberato, seguiamo l’ asfaltata fino alla chiesetta di San Defendente, un piccolo gioiellino nascosto. Rientriamo poi nel bosco per un tratto, prima di ritrovare l’asfalto che ci conduce all’abitato di Reno. Da qui, via Santa Caterina, con una rampa finale in salita, ci porta al piazzale sovrastante l’eremo di Santa Caterina, dove troviamo anche un bar e un’area picnic. La pausa è praticamente obbligatoria, così come estremamente consigliata la visita all’eremo, tra i più famosi luoghi simbolo del lago.
Ripartiamo su sentiero per salire sul monte di Cellina. Alla nostra destra, tra i rami, compaioni splendidi scorci del lago, mentre la costa a strapiombo nasconde alla nostra vista la falesia del sasso Ballaro, una delle più famose del varesotto, meta amata dagli arrampicatori della zona.

Proseguiamo verso gli abitati di Cellina, Arolo, Sasso Moro e infine giungiamo alla spiaggia Guree di Monvalle. Entriamo nella zona del canneto, dove ci lasciamo guidare dai cartelli del percorso naturalistico. Un ponticello ci fa scavalcare il torrente Bardello per entrare a Brebbia.
Ci allontaniamo dal lago e raggiungiamo il bosco e il Laghetasc, superato il quale ci aspetta un tratto di asfalto, anche lungo la Provinciale, che lasciamo per costeggiare il torrente Acquanegra. Giunti in prossimità del lago procediamo nel verde raggiungendo il piccolo piazzale in cima a capo Fornaci.

Scendere lungo l’Anello delle Fornaci che, con una breve discesa molto ripida, ci porta sulla punta di capo Fornaci, dove, in bella stagione, possiamo concederci un bagno ristoratore: siamo infatti giunti alla fine di questa tappa.
(Per raggiungere il paese dobbiamo tuttavia affrontare un’ultima salita breve ma ripida. Seguiamo la strada asfaltata, scolliniamo e poi svoltiamo a destra su via Lavorascio).

Le ceramiche di Laveno
Nel 1856 Carlo Caspani, Alessandro Carnelli e Severino Revelli, dipendenti della fabbrica di ceramica Richard di Milano, rilevano lo stabile in disuso di una fabbrica di vetrerie nel lavenese e fondano la Società Ceramica CCR. Che produce su scala industriale ceramiche economiche per uso domestico, destinate a sostituire le stoviglie in rame, peltro, stagno o legno comunemente in uso all’epoca. La ditta cresce velocemente e nel 1883 si trasforma nella Società Ceramica Italiana che, nella prima metà del 900, raggiunge l’apice dello sviluppo. In questi anni nascono anche lo stabilimento Mulini, e i Magazzini Generali, direttamente raccordati con le Ferrovie dello Stato e collegati tra di loro da una ferrovia per il trasporto dei materiali. Segue lo stabilimento Verbano, per la produzione della porcellana da tavola. All’innovazione tecnologica di quegli anni corrisponde uno sviluppo altrettanto intenso all’interno dei reparti artistici, con la collaborazione dell’architetto Piero Portaluppi e la direzione artistica di Guido Andloviz, tanto che alla fine degli anni Venti le ceramiche di Laveno si contendono il primato italiano in questo campo con la Richard-Ginori, della quale Gio Ponti è direttore artistico. Alla fine degli anni Quaranta entra in azienda come decoratrice Antonia Campi, che in meno di un decennio progetta centinaia di articoli di straordinario valore artistico e innovativo e diventa uno tra i nomi più noti nell’ambito del design ceramico. L’apertura del Centro Studi della società e della Scuola per Ceramisti contribuiscono a raffinare la qualità della produzione ceramica a Laveno e rendono Laveno uno dei centri più importanti della tradizione ceramica italiana.
Nel centro di Cerro, all’interno del cinquecentesco palazzo Perabò, si trova un museo che documenta questa storia di eccellenza e raccoglie opere di artisti contemporanei.
Per informazioni: midec.org



L’eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro
Arroccato su uno scoglio roccioso a picco sul lago, l’eremo venne fondato, secondo la leggenda, da Alberto Besozzi, un mercante della zona che, nel XII secolo, sopravvissuto a una tempesta, decise di ritirarsi qui per condurre una vita eremitica.
Al Beato Alberto si deve la decisione di edificare una cappella dedicata a Santa Caterina d'Egitto, ancora presente e che venne presto affiancata da altre due chiese, quella di San Nicola e quella di Santa Maria Nova.
L’eremo venne retto prima dai Domenicani, poi dal 1314 dai frati del convento milanese di Sant'Ambrogio ad Nemus, e, a partire dal 1645, dai Carmelitani, che qui rimasero fino al 1770. All’inizio del Settecento l’eremo fu luogo di un evento considerato miracoloso: cinque enormi massi "ballerini" precipitarono sulla chiesa, ma restarono incastrati nella volta di una cappella, senza causare gravi danni, e qui rimasero per quasi due secoli.
È possibile che siano questi massi "traballanti" a dare il nome all'eremo.
in tempi moderni l'eremo, di proprietà della Provincia di Varese, è stato retto da una comunità domenicana fino al 1996 e dagli oblati benedettini sino al 2018. Oggi la gestione religiosa dell'Eremo è affidata alla Fraternità Francescana di Betania.
Per informazioni: eremosantacaterina.it



Laghetasch
Sulla collina del Motto Pivione, a Brebbia, si trova un piccolo laghetto di origine glaciale circondato da salici e canneti e anche da una specie di albero decisamente insolita. È una conifera ma perde le foglie, vive nell’acqua, può raggiungere i quaranta metri di altezza e vivere fino a mille anni… si tratta degli immensi cipressi calvi delle paludi, che affondano le loro radici nell’acqua della torbiera, simili a zampe di elefante, e richiamano le atmosfere della loro terra d’origine: la Louisiana.
Qui, i cipressi calvi delle paludi costituiscono un elemento caratteristico del suggestivo bayou, un ecosistema paludoso tipico del delta del Mississippi che, a differenza del Laghetasch, è arricchito di alligatori e storie di stregoneria e voodoo.
Alla torbiera di Brebbia la fauna è meno appariscente, ma comunque di grande interesse e comprende, tra gli altri, il picchio rosso, l’allocco e l’airone cinerino.

Attualmente non ci sono strutture convenzionate o amiche.
ti consigliamo quindi di utilizzare i più svariati siti di prenotazione on-line per prenotare i tuoi pernottamenti.
Se volessi dormire in tenda, ti segnaliamo questi campeggi:

Laveno:
due stazioni ferroviarie (Laveno Mombello e Laveno Mombello Lago), con collegamenti da/per Ispra, Varese, Milano, Sesto Calende, Luino e Cadenazzo (CH).
Autobus, linee N03 N15 N19 con collegamenti da/per Ispra, Sesto Calende, Luino, Varese
In battello, collegamenti con Intra.

Ispra:
stazione ferroviaria, collegamento da/per Laveno e Sesto Calende tramite bus gestiti dalle ferrovie
Autobus, linea N18 N20 con collegamenti da/per Laveno, Varese, Angera, Sesto Calende e Milano.
In battello


trenord.it
trenitalia.com
Consorzio Trasporto Pubblico Insubria
TiLo CH
Navigazione Lago Maggiore

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Le uscite di tracciaminima

Qui si trova il racconto di un’uscita organizzata da Tracciaminima lungo questa tappa, con visita all’eremo di Santa Caterina e alla scoperta di un suo piccolo segreto.

Ammappala #2

Raccontano di noi

Qui trovi il racconto del giro inaugurale di questa tappa del Cammino del Lago Maggiore

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